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Postura e tango

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La relazione tra postura e tango, i consigli per migliorare entrambi e per ballare senza problemi e dolori.
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Inoltre vengono illustrati anche dei consigli pratici per correggere aspetti legati alla postura che potrebbero migliorare la tecnica e farvi “volare” in Milonga o durante le esibizioni! Non sempre le difficoltà risiedono nella capacità di apprendimento. A volte la rigidità muscolare, una postura scorretta o un dolore non permette agli allievi di imparare un passo nuovo. In questo caso, l’aiuto vero, sarebbe quello di migliore le capacità del corpo. Il nostro consiglio come ballerini ed insegnanti è quello di approcciare sempre un posturologo se si vuole migliorare postura ed equilibrio e prendere maggiore consapevolezza del proprio asse, soprattutto in presenza di dolori alla schiena o a qualsiasi altra articolazione. In seguito può essere utile avvicinarsi al Pilates per rinforzare la muscolatura, ma solo se non si hanno problemi posturali o dolori o alle tecniche di danza moderna e classica per le prese di Tango Escenario. Tango: questione di tensione! Tango: questione di tensione! Ballare Tango è senza dubbio difficile sia per l’uomo che per la donna. Per l’uomo le difficoltà maggiori sono legate alla capacità di trasmettere in modo chiaro, corretto e fluido il comando di un passo, oltre a dover scegliere il passo da comunicare nel rispetto del tempo musicale; per la donna la difficoltà è saper ascoltare quello che l’uomo cerca di comunicarle per eseguire la figura o la sequenza dei passi nel modo più elegante e fluido. Ecco la parola magica Fluidità che ha come sinonimi scorrevolezza,scioltezza, agilità, eleganza tutte caratteristiche che differenziano i ballerini di tango. Al contrario di fluidità possiamo usare i termini goffaggine, fissità,durezza e rigidità. Fissità, durezza e rigidità sono collegati alla tensione muscolare. Entriamo nello specifico. Parliamo di Tensione Muscolare. E’ importante sapere che nel nostro corpo esiste una tensione di wiring o tono di wiring dei muscoli che li mantiene attivi, “accesi”, pronti all’azione, ad attivarsi quando noi lo richiediamo. Ma chi gestisce e controlla la tensione muscolare? Tanto è importante il suo controllo che, nel nostro corpo, esiste addirittura un intero sistema che lo gestisce chiamato “Sistema Tonico Posturale. (S.T.P.) cioè un sistema che in ogni momento modula lo stato di tensione dei muscoli a secondo della situazione o movimento che deve attuare o gestire. Infatti il S.T.P. ha il compito di lottare contro la gravità, opporsi alle forze esterne, mantenere l’equilibrio sia in statica che in movimento. Il S.T.P. riceve informazioni dall’ambiente esterno attraverso tre sistemi di percezione e precisamente: visivo (vedere), uditivo (sentire), cinestesico (tatto) e dall’ambiente interno propiocettivo (sentire il corpo). Tutte queste informazioni vengo inviate al cervello che le valuta, le elabora e organizza una risposta adatta alla situazione rispondendo a tre leggi fondamentali: massimo rendimento minimo sforzo assenza di dolore. Quindi anche la fluidità di un movimento è legata alla capacità del nostro Sistema Tonico Posturale di saper coordinare tra loro le contrazioni e le decontrazioni dei muscoli. E’ ormai provato che nell’attuale società le difficoltà maggiori che incontra l’essere umano è il “sapersi lasciare andare”. Il nostro tono muscolare di wiring è spesso troppo alto (ipertono) e risulta quindi più difficile avere la capacità di chiedere al corpo o ad una parte del corpo di ridurre al minimo quella tensione muscolare che rischia di frenare i movimenti. Nella mia esperienza di ballerino di tango ma soprattutto di insegnante, uno degli elementi più difficili da trasmettere è il concetto di rilassamento muscolare, di morbidezza, soprattutto quando per esempio dobbiamo comandare alla donna un voleo, oppure un planeo un rebote o un gancio tutti elementi che per essere eseguiti richiedono una grande capacità da parte della donna di lasciare andare la gamba in modo libero, senza controllo apparente . Questo è facilmente osservabile da fuori ma anche percepibile mentre si balla. E’ netta la sensazione da parte del ballerino del diverso movimento per esempio della gamba rilassata rispetto ad un movimento forzato, come è diverso un comando fluido dell’uomo rispetto ad uno rigido eseguito di scatto. Più il movimento risulterà libero, sciolto e fluido e migliore sarà la sua qualità, e per la donna sarà un piacere farsi portare con dolcezza da parte dell’uomo. Dietro a tutto questo il nostro Sistema Tonico Posturale compie un lavoro infinito, continuo, instancabile. Pensate solo per un istante alle migliaia, forse centinaia di migliaia di informazioni che si muovono al secondo nel nostro corpo in ogni gesto che decidiamo di fare. Più avremo coscienza di quello che gli chiediamo di fare più saremo capaci di capire dove sono i nostri limiti. Il tango da questo punto di vista è senza dubbio terapeutico perché invita le persone ad un ascolto profondo del proprio stato di tensione, e ti obbliga per un momento a lasciarti andare, a lasciar fuori tutti quegli elementi disturbatori che non fanno altro che alterare o inibire le capacità di rilassamento. Un consiglio: Quando ballate il tango lasciatevi guidare dalle note, e lasciate che i due corpi comunichino tra di loro con messaggi chiari, decisi rilassati e fluidi e se mentre ballate vi arrivano pensieri che nulla c’entrano con il tango mandateli indietro: potrebbero alterare lo stato di tensione ai vostri muscoli. Fate 5 bei respiri liberatori e rituffatevi nell’atmosfera tanghera! Buon Tango ! Il tango: questione di asse! Il tango: questione di asse! Quando balliamo il tango soprattutto quando eseguiamo delle icon o delle combinazioni di icon dobbiamo avere un forte senso dell’equilibrio,ma non sempre è così facile. Come mai? E’ stato il comando che non è stato dato in modo corretto, con la tempistica corretta, oppure non è stato percepito dalla compagna al momento giusto e i corpi si sono mossi con tempi diverse creando uno sbilanciamento? A volte è tutto questo, ma a volte può dipendere dalla difficoltà di mantenere da parte dei ballerini l’asse di equilibrio del proprio corpo corretto e indipendente dall’altro. In effetti basta uno sbilanciamento della testa in avanti (per esempio se guardiamo i piedi) oppure uno spostamento del bacino indietro o della gamba che perde il contatto con il terreno ed ecco che le masse del corpo escono dalla propria wiring di appoggio e il ballerino o la ballerina, perdendo l’equilibrio, tendono ad appoggiarsi sul partner o aumentano la tensione muscolare irrigidendosi e perdendo fluidità. Scoprire la causa iniziale risalendo al momento dell’insorgenza del problema o rigidità ricordando se prima è capitato qualche episodio importante (tipo trauma-evento stressante ecc). Scoperta l’eventuale causa cercare di agire per rimuoverla e al tempo stesso eseguire degli esercizi di mobilità articolare e stretching. Questa capacità di mantenere il proprio asse sempre in equilibrio è facilmente rilevabile quando ci capita di ballare con una maestra o un maestro dove la sensazione di indipendenza dei corpi, ma soprattutto di non gravare sull’altro mentre si balla, permette di eseguire in maniera semplice fluida e senza sforzo la figura o semplicemente camminare. Ma anche un problema posturale potrebbe influire negativamente sul mantenere il proprio asse. La capacità di equilibrio potrebbe dipendere anche dalla postura che il corpo ha o può assumere, dalla capacità di ognuno di noi di rilassare la muscolatura o di avere la muscolatura con un tono muscolare normale e non in ipertono. Potremmo trovare delle posture come quelle sotto riportate ed è facilmente intuibile che mantenere un proprio equilibrio senza gravare sull’altro e senza dubbio più difficile. Quindi un consiglio che mi sento di dare a tutte quelle coppie che a volte si trovano in difficoltà nel ballo è di iniziare per esempio a valutare il proprio assetto posturale e nel caso di importanti alterazioni intervenire in modo specifico per migliorarle. Eseguire esercizi di percezione del proprio asse, imparare ad ascoltare il nostro corpo con le proprie caratteristiche individuali e lavorare con esercizi specifici sia di tecnica maschile e femminile che di coppia. E ovviamente praticare, praticare, praticare!!! Questa è senza dubbio la migliore medicina per ritrovare il proprio asse e sentirete come il vostro modo di ballare diventerà fluido. Buon Tango La Dissociazione La Dissociazione Spesso a lezione sentiamo parlare dai maestri di Tango di “Dissociazione del tronco” movimento a cui è interessato sia il ballerino che la ballerina. Ma quali insidie nasconde per la nostra schiena? Dissociare il tronco vuol dire creare una torsione del busto rispetto al bacino o alle gambe. Mentre balliamo un tango dissociare vuol dire rimanere con le spalle sempre rivolte al nostro ballerino/a mentre il bacino o le gambe eseguono un movimento in direzione diversa rispetto al busto o viceversa. Questa azione non sempre risulta facile sia da coordinare che da eseguire. La causa più comune potrebbe essere la difficoltà della colonna vertebrale di ruotare sul proprio asse (torsione) soprattutto nel tratto lombo-sacrale, dovuta spesso a rigidità muscolare che a sua volta può creare rigidità articolare. Un po’ di anatomia! I movimenti di torsione, come tutti i movimenti del corpo, sono legati ad un’azione muscolare e in questo caso i muscoli principali che intervengono sono: il quadrato dei lombi, lo psoas iliaco, i multifido (muscoli profondi della colonna vertebrale), il muscolo obliquo esterno e interno. La loro azione coordinata determina la rotazione e l’inclinazione laterale del busto. Se uno o più di uno di questi muscoli con il tempo dovessero diventare rigidi agirebbero come dei freni limitando perciò la mobilità di tutto il tronco, non solo nei movimenti di rotazione, ma anche di flessione anteriore. Altro elemento da non sottovalutare è che tutte le volte in cui eseguiamo una rotazione del busto tra una vertebra e l’altra aumenta la pressione infradiscale e, se tale movimento viene ripetuto molte volte, la compressione potrebbe dare origine nel tempo a discopatie, protrusioni o nelle peggiori delle ipotesi a ernie discali. Ma non solo, con il tempo potrebbero scatenarsi lombalgie e lombosciatalgie. Tra gli sportivi quelli che rischiano maggiormente sono i tennisti e i golfisti perché è insito nello sport il movimento di torsione del busto. Per i tangheri il rischio è ridotto ma la difficoltà nell’eseguire correttamente e in modo fluido un ocho indietro o avanti, un voleo, il movimento fluido della gamba in un planeo per la donna o eseguire un giro per l’uomo potrebbero dipendere da quanto la struttura muscolo scheletrica della colonna vertebrale risulta rigida o flessibile. Le rationalization della rigidità La rigidità tratto lombo-sacrale, se presente, potrebbe dipendere da molti fattori del passato per esempio posizioni lavorative sbagliate, eccessivi sovraccarichi, traumi, problematiche intestinali, stress, tutti elementi che determinano un aumento delle tensioni muscolari prima e delle rigidità poi. Come capire il problema? Per esempio la presenza del dolore nella zona lombare che si acutizza quando eseguiamo delle torsioni. Oppure eseguendo dei test di mobilità articolare sia del tronco che del bacino in posizione eretta o sdraiata. Come aiutare il problema? Scoprire la causa iniziale risalendo al momento dell’insorgenza del problema o rigidità ricordando se prima è capitato qualche episodio importante (tipo trauma-evento stressante ecc). Scoperta l’eventuale causa cercare di agire per rimuoverla e al tempo stesso eseguire degli esercizi di mobilità articolare e stretching. Cosa fare Si possono eseguire alcuni test di mobilità ed esercizi di stretching da fare in coppia. Tali schemi vogliono essere solamente uno stimolo a farvi iniziare a lavorare. Il mio consiglio, per scegliere i lavori più adatti ad ognuno di voi, è di rivolgersi sempre a personale qualificato come posturologi, chinesiologi, personal trainer per lo studio di un programma personalizzato. Non disperate: i cambiamenti nel corpo si possono ottenere a qualsiasi età. Impegno costante e ripetuto nel tempo sono gli elementi fondamentali per raggiungere dei risultati. Buon Tango Tango Postura e Diaframma: quale correlazione? Tango Postura e Diaframma: quale correlazione? In questo articolo parlerò in maniera approfondita del diaframma e delle sue correlazioni con la postura. Nella mia esperienza di posturologo ho potuto rilevare come problemi e dolori quali lombalgie- lombosciatalgie- protrusioni discali ecc, spesso sono legati ad un non corretto funzionamento del diaframma. Per questo gioca un ruolo fondamentale lo stress e mai come in questo momento storico i fattori stressanti che possono colpire l’essere umano sono molteplici. Infine se pensiamo che il muscolo diaframma è il primo muscolo che mettiamo in moto quando nasciamo e l’ultimo che si ferma è chiaro come il suo ruolo sia fondamentale nella nostra vita. Ecco perché avere qualche informazione specifica potrebbe aiutarvi a scoprire qualcosa di nuovo su di voi. Come già accennato nell’articolo di Marzo il termine postura indica un modo di essere e di vivere, un atteggiamento, un modo di stare in piedi, di camminare, di respirare di ballare. E’ il frutto di un insieme di esperienze, traumi, dolori, ipocinesie, ipercinesie, tensioni, stress,problematiche respiratorie che, strutturandosi giorno dopo giorno, determina il nostro aspetto. Per questo ciascuno di noi ha una propria postura specifica, perché essa è il risultato del nostro vissuto e di tutte le nostre esperienze. In questo lungo processo, grande attore protagonista è il diaframma, muscolo principale della respirazione, situato fra torace e addome, a forma di grande cupola asimmetrica. Essendo costituito da tessuto muscolare, esso è soggetto alle stesse leggi di qualsiasi altro muscolo. Nel corso del tempo a causa di stress, tensioni prolungate, un’attività fisica inadeguata, ansie ed angosce, anche il diaframma diventa “retratto”e può quindi diventare responsabile di dolore (algie). Ma come può avvenire ? Ciò avviene perchè ogni muscolo è capace, nelle sue funzioni quotidiane, unicamente di contrarsi e decontrarsi. Cioè non è assolutamente in grado di “riallungarsi”, di riportarsi in modo autonomo nella posizione originale, se non per mezzo del muscolo antagonista. Ciascuno di noi ha avuto modo di osservare, e magari sperimentare, come un qualsiasi muscolo venga progressivamente limitato nelle sue funzioni e nella possibilità di movimento, nel caso in cui si trovi costretto a rimanere per troppo tempo fissato in una posizione (come ad es. un braccio ingessato o una parte del corpo immobilizzata per una frattura).Quando un muscolo è rimasto troppo a lungo contratto, passa alla condizione fissa di “retratto”, cioè definitivamente accorciato, per cui non riuscirà più a “riallungarsi” per mezzo del muscolo antagonista, ma solo ed unicamente con particolari tecniche di “allungamento muscolare globale decompensato”. Inoltre, poiché ogni muscolo scavalca almeno un’articolazione, se diventa “retratto” svilupperà inevitabilmente azioni di compressione su quell’ articolazione. A questa legge non sfugge neppure il diaframma; se le sue fibre sono diventate retratte, significa che i suoi estremi si sono dovuti ravvicinare, così che ne risulterà inevitabilmente anche una modificazione delle sue funzioni. La cupola si ritroverà più bassa e tesa rispetto alla posizione ideale e la sua capacità ventilatoria verrà inevitabilmente modificata; quindi la sua funzione risulterà compromessa. In che modo? Un diaframma teso e retratto, oltre al fatto primario di perdere una parte della sua “corsa”, comprimerà costantemente lo stomaco,andando a disturbare le sue funzioni. Un punto limite per tale disturbo potrebbe essere l’ernia jatale. Un diaframma retratto creerà compressioni su tutto l’apparato digerente, disturbandone le funzioni; infatti comprimendo l’addome, si creano congestioni, che determinano spesso difficoltà al circolo venoso nella sua risalita dagli arti inferiori. Il diaframma, essendo intimamente connesso al cuore attraverso il legamento freno-pericardico, quando è teso traziona tale legamento più in basso del dovuto, creando sgradevoli sensazioni nella zona cardiaca (disagi e dolori). La colonna vertebrale verrà disturbata perché il diaframma si inserisce su di essa attraverso i suoi potenti pilastri nella zona lombare potendo creare a lungo andare anche compressioni, protrusioni, ernie discali. Per questo motivo, ad esempio, alcune persone rimangono con la schiena bloccata durante uno starnuto. Se il diaframma agisce scorrettamente, col tempo il torace stesso potrà deformarsi. Ma una scarsa funzione del diaframma, che significa in primo luogo scarsa respirazione, obbligherà i muscoli respiratori accessori del collo e delle spalle ad agire al posto del diaframma stesso. Questo continuo sovraccarico di lavoro e di tensione per i muscoli accessori, che in realtà è previsto solo in particolari casi (corsa, sforzo fisico, etc.), provocherà inevitabilmente la compressione e lo schiacciamento di tutto il tratto cervicale. E se le cervicali vengono deformate, si scateneranno seri problemi alle spalle ed al collo: cervicalgie, artrosi, protrusioni, cervico-brachialgie, spalle dolorose, etc. Cosa fare Cercare di risalire alla causa che potrebbe aver alterato il funzionamento del diaframma e cercare di rimuoverla. Ma non solo. Esistono tecniche di massaggio e automassaggio per liberarlo ma anche esercizi sulla respirazione. ( Ci sono tante tecniche che ci possono venire in aiuto come per esempio lo yoga, la ginnastica posturale, ecc). Un consiglio molto pratico Alla sera sdraiati sul letto supini (pancia in su) eseguite delle respirazioni facendo entrare l’aria dal naso gonfiando contemporaneamente l’addome ed espirare buttando fuori l’aria come se fosse un sospiro di sollievo a bocca bene aperta. Dopo aver svuotato fare una piccola pausa (1-2 secondi ) e rifare un’altra respirazione. In totale eseguite 15 respirazioni.Importante è non respirare velocemente per non rischiare di avere dei giramenti di testa per la troppa ossigenazione. Perché ballare Tango Ballare il tango è certamente un modo per dimenticare per un attimo i nostri problemi, i nostri stress. L’atmosfera della milonga rilassa le nostre tensioni che inevitabilmente possono colpire i nostri muscoli diaframma compreso. La musica è energia positiva che possiamo trasmettere mentre guidiamo la dama o ci facciamo guidare da un cavaliere. Ascoltare i comandi ed eseguire una qualsiasi figura richiede armonia, fluidità e questa la si ottiene solo se siamo rilassati. E se siamo rilassati anche il vostro diaframma lo sarà.Ecco un altro motivo per non smettere mai di ballare il Tango. Buon Tango Il Tango migliora la postura o una buona postura permette di ballare meglio il tango? Il Tango migliora la postura o una buona postura permette di ballare meglio il tango? E’ una domanda che come posturologo e come appassionato di tango mi sono posto e alla quale cercherò di rispondere. Ma andiamo con ordine. Inizierei con la definizione di Postura. La postura è la posizione che le diverse parti del corpo assumono nello spazio in una costante ricerca di equilibrio cercando di ottenere il massimo rendimento con il minor dispendio energetico in Assenza di Dolore!! Esiste una postura di riferimento corretta che ci dice che se il corpo rispettasse tutti i parametri ideali, riusciremmo a muovere i segmenti corporei al massimo della loro escursione articolare, senza usura, dolore e con la minima fatica. Però la postura può essere influenzata da moltissimi fattori. Traumi, stress, posizioni lavorative scorrette, attività fisica intensa, sedentarietà; problemi intestinali, difficoltà respiratorie (asma; setto nasale deviato, adenoidi), problemi alla masticazione, problemi agli occhi, ecc. La postura è anche strettamente collegata alla vita emotiva, è espressione di un vissuto ereditato, è il modo in cui respiriamo, come stiamo in piedi, come ci relazioniamo rispetto a noi stessi e agli altri: La nostra postura è l’espressione della nostra storia (D.Raggi 1988) Ognuno di questi elementi può agire sulle tensioni muscolari, aumentandole, modificando così l’assetto del corpo rendendolo più rigido, più corto, più compresso, arrivando a stortarlo (scoliosi) Tale compressione protratta nel tempo può essere causa di protrusioni, ernie discali, artrosi all’anca, e sfociare nel dolore. Lombalgie-Sciatalgie- Cervicalgie- Epicondiliti- Dolori articolari in genere-ecc. Il corpo rigido possiamo paragonarlo ad una macchina con il freno a mano tirato e storto come una scorretta convergenza. Se muovessimo la macchina con il freno tirato e con la convergenza fuori assetto, faremmo più fatica, consumeremmo più benzina e usureremmo maggiormente le parti meccaniche. Lo stesso vale per il nostro corpo. Quindi ballare tango con una struttura rigida e “storta”potrebbero consumarlo maggiormente. Ballare il tango implica al corpo l’assunzione di una postura, determinata anche dallo stile che vogliamo adottare (milonghero, salon, tango nuevo). Tale posizione può nascondere però delle insidie che analizzeremo nei prossimi articoli ma non solo, l’esecuzione di molte icon potrebbe essere influenzata dalla nostra postura. CONCLUSIONI Dalla mia esperienza ho appreso che se il corpo ha una buona postura avrà sicuramente dei benefici nel saper gestire e affrontare le diverse posture che il tango impone.Ballare tango non migliora la postura. Ma più il corpo sarà libero, elastico e disponibile migliore sarà la postura che potrà assumere per ballare ed esprimere la sensualità, l’eleganza e l’armonia di una coppia di ballerini. Non solo, più lo manterrete libero più vivrete con meno Dolori! Buon Tango! L’abbraccio: Quali insidie nasconde. Consigli utili L’abbraccio: Quali insidie nasconde Consigli utili In questo primo articolo analizzerò la posizione wiring (postura) per iniziare a ballare un tango l’abbraccio. Si possono identificare due problematiche che l’abbraccio potrebbe comportare se protratte a lungo nel tempo. In primo luogo la posizione sbilanciata in avanti della donna, favorita anche dall’ utilizzo delle scarpe con il tacco. Tale posizione crea un sovraccarico sugli avampiedi con compressione delle teste metatarsali (vedi schema e radiografia sotto) creando dolori ai piedi o patologie quali il Neuroma di Morton o Metatarsalgie (infiammazione del metatarso). Lo sbilanciamento determina anche un aumento della curva della colonna vertebrale nel tratto lombare con conseguente compressione delle vertebre (Iperlordosi lombare). L’iperlordosi nel tempo potrebbe creare lombalgie, lombosciatalgie, mal di schiena. Per l’uomo queste problematiche difficilmente si evidenziano visto l’utilizzo anche nella vita comune di scarpe con tacco basso. Sempre nell’abbraccio il secondo elemento da valutare è la posizione delle braccia, sia per l’uomo che per la donna, obbligate a stare sollevate. La posizione, grazie all’azione muscolare del deltoide e del trapezio, potrebbe creare tensioni prima, rigidità e dolori poi, al collo, alle spalle fino ad interessare tutto l’arto superiore. Non spaventatevi! Ecco alcuni consigli per aiutare il corpo a ristabilire i giusti equilibri. Per i piedi 3 consigli utili: Fare dei pediluvi con acqua calda e bicarbonato o sale grosso (fig.1) e massaggiarsi i piedi con olio di ricino caldo per 10 minuti prima di andare a letto. Massaggiarsi le piante dei piedi con una pallina di gomma almeno 5 minuti per piede stando seduti comodamente su una sedia (fig.2) Utilizzare per 30 minuti al giorno dei separadita senza camminarci sopra (fig.3) Per le braccia prendere le posizioni indicate nelle icon 4-5-6. Per il collo gli esercizi delle icon 7-8-9. Per tutti gli esercizi mantenere la posizione per 15 respiri con respirazione addominale e ripeterli per almeno tre serie. Buon lavoro e Buon Tango!! Mal di schiena dopo i festeggiamenti e le serate in milonga? Mal di schiena dopo i festeggiamenti e le serate in milonga? Cari tangheri se in questi giorni avete sofferto, voi o vostri conoscenti, di insoliti mal di schiena leggendo questo articolo potreste trovare una risposta. Spesso succede che dopo i pranzi, le cene natalizie e i cenoni di fine anno insorgano inaspettati mal di schiena, colpi della strega o lombalgie. Vi siete mai chiesti perché? Iniziamo con ordine cercando di capire quali sono i fattori che possono causarlo. Il mal di schiena è una patologia la cui origine è legata a diversi fattori che possono interessare la sfera fisica, psicologica e sociale. Da una recente ricerca è emerso che in Italia soffrono sporadicamente di problemi alla schiena circa 15 milioni di persone, delle quali oltre due milioni in maniera cronica. La causa più comune sembra essere la tensione generata da posture errate protratte nel tempo ma non solo. Il mal di schiena raramente è legato a problemi alle ossa mentre, nella maggioranza dei casi, è legato a difficoltà di funzionamento di una componente della schiena, che può essere a carico dei muscoli, dei legamenti, del disco intervertebrale, degli organi ad essa collegati, etc. Il mal di schiena deve essere considerato come un segnale che il corpo invia per indicare che qualcosa a livello della colonna vertebrale non funziona correttamente. Ma vi chiederete: Cosa c’entrano le grandi “abbuffate” natalizie con il mal di schiena? In genere in queste occasioni eccediamo con il cibo oltre misura creando un disequilibrio a volte per il nostro fisico inaspettato come se introducessimo “nella macchina il carburante non idoneo con il rischio di far grippare il motore”. L’eccesso può causare uno stato infiammatorio dell’intestino anche temporaneo che si ripercuote sugli organi e muscoli vicini. L’immagine mostra il muscolo psoas (freccia nera), che possiede importanti rapporti anatomici con organi e strutture vitali, tra cui il colon ascendente (a destra) e discendente (a sinistra), e il muscolo iliaco (freccia blu) che è in rapporto con l’intestino cieco e appendice a destra e colon discendente a sinistra. Se l’intestino si infiamma questo trasmette l’infiammazione per contatto all’ ileo psoas il quale per difesa si contrae ed essendo lui attaccato alle prime quattro vertebre lombari e all’ultima toracica può creare compressione e conseguente dolore. Non è solo l’eccesso di cibo in particolari occasioni che può provocare mal di schiena, ma la maggior parte delle patologie dell’apparato digerente quali stipsi, colite, colon irritabile, gastrite, possono concorrere all’insorgere di dolori della colonna vertebrale. IL MIO APPROCCIO COME POSTUROLOGO Il rimedio fondamentale resta la prevenzione che si basa in primo luogo sull’acquisizione di corrette abitudini educando il paziente ad una esatta postura ed ad uno stile di vita più sano tra cui l’alimentazione ha un ruolo fondamentale. Dove necessario intervengo con terapie individuali mirate alla ricerca e alla rimozione della causa del mal di schiena. Nel caso specifico si possono effettuare trattamenti di stretching dell’ileo-psoas in postura globale decompensata allo scopo di ricreare i corretti equilibri muscolo tensivi che porteranno ad un graduale miglioramento della sintomatologia dolorosa. Biografia Paolo Beretta: Massofisioterapista Chinesiologo. Diploma nazionale CSEN settore postura e benessere. Tecnico di riequilibrio posturale Metodo Raggi® con Pancafit®. Master Pancafit®. Insegnate di educazione fisica, e per 15 anni allenatore di pallavolo a livello nazionale. Da 10 anni organizzo conferenze presso associazioni culturali e federazioni sportive in ambito postura e benessere. Ho collaborato come docente in corsi di formazioni professionali di “Allungamento Muscolare Globale Decompensato Metodo Raggi®”. Diploma in Postural Training Mezieres. Insegnante di Visotonic autolifting del viso. Insegnante di Tango Argentino presso Cral del Comune di Milano. Se volete contattarmi: Paolo Beretta Zoe Olistic paoloberetta@zoeolistic.it www.zoeolistic.it 11 Gennaio 2014 Tango Partner © 2011 - info@tangopartner.it